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CO2 in atmosfera: raggiunto il punto di non ritorno

30.09.2016

Da diversi mesi il livello di CO2 in atmosfera ha superato stabilmente le 400 ppm, considerata la soglia simbolica da non oltrepassare per contenere gli effetti del cambiamento climatico.

La prima volta che l’osservatorio del NOAA di Mauna Loa, Hawaii, registrò un valore di CO2 nell’aria superiore alle 400 ppm fu il 9 maggio 2013. Aprile 2014 fu invece il primo mese nella storia dell’umanità a presentare una concentrazione media di CO2 nell’aria oltre le 400 ppm in tutti i suoi giorni. Tuttavia, questo valore presenta delle variazioni stagionali – tipicamente, raggiunge l’apice a maggio e il minimo a settembre – per cui la media annuale risultò comunque al di sotto della soglia. Ma la tendenza era chiara.
Tutti i mesi del 2016 hanno infatti registrato una concentrazione superiore a tale soglia. Questo record è andato di pari passo con un altro dato preoccupante: agosto 2016 è stato l’undicesimo mese consecutivo a segnare l’aumento massimo di temperatura. Già a maggio di quest’anno, ci si chiedeva se il valore sarebbe disceso al di sotto delle 400 ppm durante il periodo autunnale. Ora che è arrivato l’autunno, è arrivata anche la conferma: sembra ormai certo che il valore mensile di carbonio non sarà mai inferiore alle 400 ppm, per quest’anno e per un futuro ancora indefinito; parola di Ralph Keeling, il figlio del signore che ha dato il nome alla curva qui sotto.

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La speranza è che le brutte notizie spingano all’azione i governi che ancora devono ratificare l’accordo COP21 firmato a Parigi nel dicembre 2015. Per entrare in vigore, il trattato deve infatti essere ratificato da almeno 55 paesi – condizione già soddisfatta – che rappresentino almeno il 55% delle emissioni globali di CO2 – condizione ancora da soddisfare. L’Italia è tra i paesi che ancora mancano all’appello, in buona compagnia con il resto dei paesi europei. Ed è proprio l’Europa che dovrebbe seguire – per una volta – il buon esempio di Cina e Stati Uniti. La ratifica da parte dei paesi membri UE significherebbe infatti il superamento della soglia del 55% e l’entrata in vigore dell’accordo che ci potrebbe ancora salvare dagli effetti più catastrofici del cambiamento climatico: innalzamento del livello dei mari, acidificazione degli oceani, distruzione della catena alimentare, estinzione.

Per approfondire, leggi l’articolo di Vice Italia.

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