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Dai rifiuti al biometano, la svolta green della Sicilia

A Castellana Sicula, Asja Energy investe 75 milioni in un impianto innovativo per produrre compost e biometano per 38 Comuni, esempio di transizione ecologica che parte dal territorio e da partenariati pubblico-privati efficaci.

Nel 2023 l’Italia ha fatto un piccolo ma significativo passo avanti nella raccolta differenziata: la media nazionale ha toccato il 66,6%, un punto e mezzo in più rispetto all’anno precedente. È un segnale positivo, che racconta un Paese sempre più attento a come separa i propri rifiuti. Quasi il 71% dei Comuni italiani ha superato il traguardo del 65% fissato dalla legge, e questo resta un dato incoraggiante. Mala vera sfida oggi non è solo raccogliere bene: è saper trattare bene ciò che raccogliamo. Prendiamo la frazione organica, quella fatta di scarti alimentari, avanzi di cucina, foglie e potature. È la parte più pesante dei nostri rifiuti e anche quella più “preziosa”: può diventare compost per l’agricoltura o biometano per alimentare autobus, caldaie e cucine. Nel 2023 ne abbiamo raccolto circa 7,5 milioni di tonnellate: in pratica, quasi quattro sacchi dell’umido a testa ogni settimana. Ma abbiamo gli impianti per gestirla? Non abbastanza, soprattutto al Sud. In Italia gli impianti dedicati al trattamento dei rifiuti organici
sono 363, ma la maggior parte si trova al Nord. In molte regioni centrali e meridionali i rifiuti devono viaggiare per centinaia di chilometri prima di essere trattati, con costi alti e inquinamento inutile.

Nel complesso, nel 2023 sono state trattate circa 6,9 milioni di tonnellate di organico: 2,5 milioni in impianti di compostaggio tradizionale e 4,3 milioni in impianti più moderni, che uniscono compostaggio e produzione di energia. Ed è proprio questa la direzione da seguire: usare l’organico non solo per fare concime, ma anche per produrre biogas, una fonte rinnovabile che può sostituire il metano fossile. Al contrario, i vecchi impianti che fanno solo compost rilasciano in atmosfera metano: un gas serra 30 volte più potente della CO2. Secondo le stime, nel 2035 l’Italia dovrà gestire circa 8,5 milioni di tonnellate di rifiuti organici ogni anno. Oggi ne trattiamo 6,9: significa che ci mancano impianti per almeno 1,6 milioni di tonnellate. In numeri concreti, servirebbero almeno 40 nuovi impianti, soprattutto nel Mezzogiorno.

E in questo contesto che entrano in gioco progetti concreti come quello di Asia Energy, società torinese fondata nel 1995 da Agostino Re Rebaudengo e diventata negli anni un punto di riferimento nel settore delle energie rinnovabili, che ha avviato a Castellana Sicula, in provincia di Palermo, un impianto di digestione anaerobica di nuova generazione. L’iniziativa nasce da una concessione firmata con la Società per la Regolamentazione del Servizio di gestione rifiuti (Srr) Palermo Provincia Est e coinvolge ben 38 Comuni. L’impianto sarà in grado di trattare ogni anno 30mila tonnellate di Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano), 60mila tonnellate di indifferenziato, oltre a rifiuti verdi, plastica, metalli, ingombranti e Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). Non solo: produrrà 13mila tonnellate di compost di qualità e 2,7 milioni di metri cubi di biometano all’anno, un risultato importante per un territorio che soffre da tempo la mancanza di infrastrutture adeguate. L’impianto rappresenta un punto di svolta per l’intero sistema dei rifiuti in Sicilia, una regione che da anni fatica a chiudere il ciclo dei rifiuti in modo efficiente. Con un investimento di oltre 75 milioni di euro, Asja Energy punta a costruire un polo tecnologico integrato, capace di valorizzare anche il residuo secco e i rifiuti elettronici, recuperando materie prime e riducendo la dipendenza dalle discariche. Progetti come questo mostrano in modo concreto che la transizione ecologica può partire dal territorio, se sostenuta da investimenti mirati e da partenariati pubblico-privato, previsti dal nuovo Codice dei contratti pubblici, che permettono a Comuni e imprese di lavorare insieme: il pubblico decide gli obiettivi, il privato costruisce e gestisce, assumendosi il rischio d’impresa. Se ben fatti, questi accordi aiutano a costruire impianti migliori, più in fretta e con maggior controllo pubblico. Il progetto di Castellana Sicula ne è un esempio virtuoso, che testimonia come il rifiuto, se trattato nel modo giusto, possa davvero diventare una risorsa per tutti.

Questo articolo a cura di Vincenzo Petraglia è stato pubblicato su Economy Magazine edizione di settembre 2025.

 

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